Un piccolo esercizio sui ricorsi storici, senza offesa e mutatis mutandis.
Matteo Renzi mi ricorda Mussolini. Anche lui, stavolta senza violenza e in circostanze storiche diverse, ha fatto la sua Marcia su Roma: ha preso il potere senza aver vinto le elezioni, facendo cadere il governo in carica e imponendo le sue scelte al Paese. Inoltre sono M. e R. i più giovani capi del governo dall’unità d’Italia: entrambi sono saliti al potere a 39 anni.
Qualcuno più maligno ricorda anche i coretti dei bambini nella scuola siciliana…
E anche stavolta il Capo dello Stato e le forze politiche hanno accettato supinamente la nuova situazione e l’hanno avallata.
Ma se c’è un Mussolini ci manca un D’Annunzio? Nossignore, abbiamo anche lui. Certo non è il Vate che indica la strada agli Italiani e non ha il consenso e la stima che circondava l’originale.
Una sola vera somiglianza, ma non trascurabile: la parola, il linguaggio “imaginifico”, l’iperbole, la frase ricca e fantasiosa.
Ma chi è il nuovo D’Annunzio? Che domanda: Nichi Vendola.
Frasi elaborate, linguaggio paradossale, termini nuovi o desueti, interventi sorprendenti, non tanto nella sostanza, quanto nella forma.
Insomma tutto l’armamentario dannunziano rivisitato per il XXI secolo.
Al momento i due non vanno tanto d’accordo e non si sostengono a vicenda, ma anche gli originali hanno avuto i loro bei momenti di crisi; vedrete che prima o poi si alleeranno, e allora ci sarà di divertirsi.
Resta da capire se Renzi pensa di Vendola ciò che Mussolini diceva del Vate: “D’Annunzio è come un dente guasto: o lo estirpi o lo ricopri d’oro”.