Sul Corriere di sabato 13 settembre Piero Ostellino paragona Renzi a Mussolini, come avevo fatto io qualche mese fa (v. totino.it).
C’è una differenza, oltre naturalmente all’autorevolezza di chi scrive: io l’avevo fatto scherzosamente, Ostellino dice sul serio.
L’editorialista ex direttore del Corriere parte dall’incredibile dato del 64% di gradimento per il Presidente del Consiglio rivelato da un sondaggio di pochi giorni prima. Ma come, dice Ostellino, l’economia non cresce e il consenso sì? Le somiglianze col duce? La demagogia. Renzi, come Mussolini, illude gli italiani che l’Italia sia quella grande nazione che in realtà non era e non è.
Riporto un passaggio illuminante dall’articolo: “Come ai tempi di Mussolini, è una questione di cultura politica. Eravamo un Paese culturalmente, oltre che economicamente, arretrato. Continuiamo ad esserlo. Ha scritto Samuel P. Huntington: <il livello di ordine politico che si realizza in qualsiasi polity è funzione della sua capacità di governo (…) un governo debole è immorale nello stesso senso in cui sono un giudice corrotto, un soldato vigliacco o un insegnante ignorante> (Ordine politico e cambiamento sociale, ed. Rubbettino). Non è un caso che l’Italia li abbia tutti e tre. Il duce aveva contato sull’incultura politica diffusa, distribuendo illusioni. Temo che Renzi faccia lo stesso.”
Ma oggi, prosegue Ostellino, c’è un’aggravante: allora c’era un sistema informativo dominato dalla propaganda totalitaria, oggi la stampa è libera.
Renzi come nuovo “Uomo della Provvidenza”? in un certo senso sì. E se lui stesso non è arrivato ancora a dirlo, non manca però di sostenere che il suo governo rappresenta l’ultima occasione per uscire dalla crisi.
Diamoci e diamogli ancora un po’ di tempo, nella speranza di essere smentiti. E sperando che stavolta non finisca come allora.