Ora che il 65° governo della Repubblica sta per essere varato, mi permetto una piccola riflessione sull’andamento delle trattative.
All’inizio tutto si è svolto come al solito: le delegazioni salgono al Quirinale, il Presidente sente tutti, li riconvoca, affida due mandati esplorativi ai Presidenti di Camera e Senato e via così.
A un certo punto l’accelerazione e la sorpresa: i Dioscuri della “Terza” Repubblica prendono la situazione direttamente in mano. Di Maio e Salvini decidono che si può fare, avvisano il Presidente, si incontrano, si rincontrano (tra l’altro al Pirellone di Milano, come a dire che si vedono dove fa loro più comodo), decidono tutto e poi chiamano il Quirinale per dire che sono pronti.
Nel frattempo il Presidente della Repubblica, in giro per l’Italia tra un raduno degli Alpini e una commemorazione di Einaudi, ribadisce con determinazione e pacatezza che lui non è un notaio. E naturalmente tutti gli organi di informazione a dire che è proprio così.
Siamo entrati nella Terza Repubblica? Non lo so, ma probabilmente siamo entrati nella Repubblica Postpresidenziale, quella in cui il Presidente non decide praticamente nulla, ma semplicemente prende atto di quello che i partiti vincitori delle elezioni hanno deciso.
E’ una delle tante cose di cui dobbiamo ringraziare Matteo Renzi, il quale, dopo Presidenti variamente interventisti ha imposto Sergio Mattarella.